L’App dedicata ai clienti con codice fiscale per gestire le utenze luce e gas in modo smart.
Mettersi in proprio e dedicarsi a un’attività imprenditoriale senza dipendere da qualcuno. Quello di aprire un negozio è un sogno che accomuna molte persone. Una volta trovato il coraggio necessario e le idee per aprire un’attività, sorgono le prime domande. Qual è la normativa da seguire? C’è bisogno di una licenza per operare? Esistono dei requisiti minimi per avviare un’impresa? A tormentare i pensieri dei futuri imprenditori ce n’è però principalmente uno: quanto costa aprire un’attività commerciale? Vediamo tutto quello che c’è da sapere e come aprire un negozio rispettando tutte le regole.
Aprire una propria attività significa mettere in conto delle spese da sostenere. Quelle che preoccupano maggiormente riguardano l’affitto dei locali, le utenze da allacciare e le licenze necessarie. Il rischio di restare sommersi da carta e cavilli burocratici, però, si è ridotto progressivamente col passare degli anni. A venire incontro ai commercianti è stata la riforma introdotta dal Decreto Legislativo n.114 del 31 marzo 1998. Il settore è stato modernizzato adeguando la normativa a quella esistente nella maggior parte dei paesi europei. Pertanto la procedura per aprire un negozio in Italia, oggi, è molto più semplice. La Legge Bersani (Legge 40/2007) ha infatti liberalizzato il commercio.
Dal 2006 chiunque può aprire un negozio in maniera facilitata se i locali hanno un’ampiezza inferiore ai 250 mq. Sotto questa soglia è possibile destinare un negozio alla vendita di qualunque merce, purché legale, nei comuni con più di 10.000 abitanti. Se invece il comune ha meno di 10.000 abitanti, la metratura non deve superare i 150 mq. In tutti questi casi non occorre chiedere la licenza al Comune, ovvero l’autorizzazione amministrativa a vendere. Basta trasmettere una comunicazione al sindaco, assicurando il rispetto delle norme che regolamentano il settore in cui si avvia l’impresa. Tramite la dichiarazione di inizio attività si autocertifica il rispetto delle norme. La dichiarazione prende il nome di SCIA, ossia Segnalazione Certificata di Inizio Attività. Questo documento va inoltrato telematicamente allo sportello unico delle attività produttive (SUAP) istituito presso il Comune.
Quando si vuole aprire un negozio, è utile sapere che gli esercizi di vendita vengono suddivisi in tre tipi:
Attualmente non occorre più l’iscrizione al Registro Esercenti di Commercio, noto come REC. Tale obbligo sussiste soltanto per chi avvia un’attività che tratta alimenti, oppure un albergo, un ristorante o un bar. Per avviare questo genere di attività occorre inoltre aver frequentato il corso SAB, per la somministrazione alimenti e bevande.
Per quanto riguarda i requisiti, si suddividono in due filoni:
Qualunque esercizio di vendita al dettaglio su aree private è subordinato alle norme relative ai regolamenti di polizia urbana, annonaria e igienico-sanitaria, dei regolamenti edilizi, delle norme urbanistiche e di quelle relative alle destinazioni d’uso. Quando si vuole aprire un negozio, è necessario aprire una partita IVA, fare l’iscrizione ad INPS, Inail e CCIAA. Al Registro delle Imprese presso la Camera del Commercio bisogna poi inviare la Comunicazione Unica di avvio di impresa.
Sono sempre più diffusi i negozi online: questi store sono concorrenziali e si pongono sempre di più come competitor dei negozi fisici, ossia quelli tradizionali. Ciò avviene grazie alla maggiore rapidità nel consultare la merce, alla possibilità di visionarla 24 ore su 24 e alla praticità di ricevere gli acquisti a casa.
Se non si vuole affidarsi all’online, soluzione intelligente per abbattere i costi, allora bisogna lavorare prima di tutto d’ingegno. Soprattutto se si è commercianti alle prime armi, magari senza attestati o scuole professionali alle spalle. Le professioni sono in continua evoluzione e la scelta vincente consiste nell’intercettare nuovi segmenti di mercato. Soltanto così aprire un negozio può trasformarsi in un successo, rivelandosi capace di resistere anche alle oscillazioni di mercato che, inevitabilmente, si presenteranno.
L’energia che ti forniamo è attestata da «Garanzia d’Origine». Compensiamo le emissioni di CO2 mediante l'acquisto di crediti di carbonio certificati.
Compensiamo le emissioni di CO2 mediante l'acquisto di crediti di carbonio certificati.
Una volta sciolto il dubbio sul settore in cui investire, si presenta l’annosa domanda: quanto costa aprire un’attività? La premessa è scontata: ogni impresa prevede costi diversi. Per l’investimento iniziale in media si prevede una spesa tra i 30.000 e i 50.000 euro.
In precedenza abbiamo osservato come l’apertura di una partita IVA sia propedeutica a quella del negozio. Questa non ha un costo, se non quello delle tasse da pagare annualmente, e per tenere i conti in regola bisogna pagare un commercialista. Il suo costo non è inaccessibile e oscilla tra i 500 e i 1.000 euro all’anno, in base al professionista.
Molto più ingente è la spesa per il locale da adibire a negozio. Se non è di proprietà, occorrerà affittarlo corrispondendo un canone mensile. Inoltre, a seconda dell’edificio e delle necessità, bisognerà provvedere alla ristrutturazione. A questo punto ci sarà da allacciare le utenze di luce, gas e acqua. Soltanto una volta sbrigate queste pratiche si può pensare a come riempire il negozio, ovvero al suo allestimento. Le voci di spese da tenere in considerazione sono:
Facendo la somma di tutte queste voci, l’investimento iniziale arriva a superare la quota dei 50.000 euro per i grandi negozi e non va sotto i 30.000 per quelli medi o piccoli. Quasi tutti questi costi hanno una cadenza mensile.
Esistono modi per aprire un negozio risparmiando. Razionalizzare i costi, infatti, consente la sostenibilità dell’impresa e concorre a garantirne la sopravvivenza sul lungo periodo. Ecco alcuni consigli:
12 marzo 2021 |