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Il contratto di scambio sul posto permette a chi dispone di un impianto fotovoltaico di immettere nella rete elettrica pubblica l’energia prodotta in eccesso dal proprio impianto e di consumarla in un secondo momento, quando cioè sarà necessaria al proprio fabbisogno. Scopriamo cos’è lo scambio sul posto, come funziona, quanto rende e quali sono i costi e i tempi di attivazione.
Lo scambio sul posto (SSP) è un meccanismo che permette di cedere il surplus energetico prodotto da un impianto fotovoltaico alla rete pubblica e di prelevare e consumare quella stessa quantità di energia elettrica in un momento diverso da quello in cui è stata prodotta. È una forma di autoconsumo che può essere definita di “immagazzinamento virtuale” dell’energia elettrica prodotta, perché questa non viene davvero conservata nelle batterie come nei normali sistemi di accumulo, ma viene rilasciata nella rete pubblica e scambiata sul posto, in un momento successivo a compensazione. Lo scambio sul posto è una soluzione ideale per chi produce energia tramite un impianto fotovoltaico domestico. Chi stipula un contratto di distaccamento con scambio sul posto, dunque, usa il sistema elettrico come uno strumento per immagazzinare virtualmente l’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico ma non consumata. Il servizio di scambio sul posto è disciplinato dalla delibera dell'Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) e gestito dal Gestore Servizi Energetici (GSE), l’ente responsabile della promozione e dell'incentivazione delle fonti di energia rinnovabile.
Ogni anno, attraverso le letture del contatore che vengono comunicate dal gestore, il Gestore Servizi Energetici verifica la quantità di energia prelevata e immessa. Sebbene la lettura sia annuale, ogni tre mesi il GSE stima acconti che vengono versati sul conto corrente dell’utente. Al termine dell’anno, tramite conguaglio, si provvede a correggere le stime e quanto è stato saldato, compensando gli eventuali ammanchi. Il contributo che si riceve se sono stati immessi nella rete più kW di quelli prelevati, è composto da due voci. Una è a titolo di rimborso per ciascuno dei kW prelevati. Questo rimborso si calcola considerando un prezzo inferiore del 30% rispetto a quello pagato in bolletta dal cliente. Vengono infatti escluse dal rimborso le imposte pagate e la componente relativa alle misure di compensazione territoriale (MCT) della fattura.
La seconda voce è invece a titolo di corrispettivo di vendita per i kW immessi e non prelevati. Si calcola effettuando la moltiplicazione tra l’energia immessa per il prezzo al kW valido per la zona in cui è attivo l’impianto. In questo caso si fa riferimento all’MGP, ovvero al Mercato del Giorno Prima.
Il Gestore Servizi Energetici (GSE) svolge un ruolo chiave nella gestione del sistema di scambio sul posto, funge infatti da organo di controllo della corretta applicazione della normativa ed è suo il compito di calcolare l’ammontare dei contribuiti da erogare in base a un meccanismo di compensazione tra l’energia immessa in rete da un impianto residenziale e quella prelevata.
In base al meccanismo di scambio sul posto, tutta l’energia prodotta in eccesso rispetto al fabbisogno energetico viene immessa nella rete elettrica pubblica. Questo processo avviene attraverso un contatore di scambio, che registra la quantità di energia ceduta, espressa in kilowattora (kWh). Quando l’impianto fotovoltaico non è in grado di produrre l’energia necessaria per soddisfare le esigenze dell’abitazione, questa viene prelevata dalla rete pubblica. Se l’energia immessa supera quella prelevata, il GSE riconosce al cliente un contributo economico proporzionale, calcolato sulla base di diversi fattori:
Attraverso le letture del contatore ogni anno il GSE verifica la quantità di energia prelevata e quella di energia immessa, e stabilisce quindi il rimborso da corrispondere al singolo cliente che alla fine del periodo di fatturazione pagherà la bolletta solo per l'energia prelevata dalla rete; non solo, potrà ricevere un rimborso parziale in base alla quantità di energia immessa nella rete nazionale dall'impianto fotovoltaico. Paga, cioè, solo la differenza tra l'energia prelevata e quella immessa.
Per accedere al contratto di scambio sul posto, è necessario disporre di impianti per la produzione e il consumo di energia elettrica collegati a un unico punto di allaccio alla rete pubblica.
Il GSE individua due tipologie di clienti che possono accedere allo scambio sul posto.
Per avviare il contratto con il GSE, ci sono due modalità:
I responsabili di impianti che per almeno un giorno all’anno presentano una convenzione di SSP, sono tenuti a corrispondere al GSE un contributo a copertura degli oneri di gestione, verifica e controllo ((D.M. 24/12/2014) composto da una quota fissa per ciascuna convenzione e da una variabile in base alla potenza dell'impianto. Se il servizio di scambio sul posto è erogato per più punti di prelievo e di immissione, si aggiunge un contributo extra di 4 euro all’anno per ciascun punto di connessione.
Il sistema di scambio sul posto potrebbe tuttavia concludersi a fine 2024 e fare spazio ad altre forme di incentivi come le comunità energetiche rinnovabili e il ritiro dedicato. Il primo caso consiste in comunità (piccoli comuni, condomini, famiglie) in grado di condividere, produrre, scambiare e consumare energia in modo da essere autosufficienti; il secondo invece fa riferimento alla possibilità di vendere l'energia elettrica immessa in rete direttamente al GSE, che elargirà un compenso per ogni kWh immesso.
Il ritiro dedicato si articola in tre fasi:
Sistemi come quelli dello scambio sul posto e del ritiro dedicato, favoriscono il ricorso a forme di energia rinnovabile, fanno bene all’ambiente e consentono di alleggerire notevolmente la bolletta elettrica e risparmiare.
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20 febbraio 2025 |