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Cos'è la decarbonizzazione e a cosa serve

Cosa si intende con il termine decarbonizzazione, e perché questo processo è così importante? Il processo di decarbonizzazione ha lo scopo di porre un freno ai cambiamenti climatici in evoluzione sul nostro pianeta. Come spiegato a più riprese dalla comunità scientifica in generale e dall'IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) nello specifico, a causare il climate change sono anche i gas a effetto serra. Da qui, dunque, la necessità di portare avanti dei progetti volti a ridurre l'utilizzo di combustili fossili. Vediamo qual è il significato di questa parola per poi vedere a che punto siamo con i progetti attivati sul tema della decarbonizzazione in Europa e in Italia.

Cos'è la decarbonizzazione: il significato

La decarbonizzazione può essere definita come il processo volto a ridurre ed eliminare progressivamente l'uso di carbonio, in particolare sotto forma di combustibili fossili, dalle attività umane. Questo processo implica un cambiamento significativo verso fonti di energia rinnovabili e pulite, come l'energia solare, eolica o idroelettrica, e l'adozione di tecnologie e pratiche più efficienti e sostenibili per ridurre l'emissione di gas serra. Si comprende dunque come la conversione del nostro sistema economico sia un presupposto imprescindibile per la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Questa trasformazione include non solo un cambiamento nelle fonti di energia, ma anche il ripensamento di tanti settori economici, come l'industria, i trasporti e l'agricoltura, per renderli più sostenibili, efficienti e meno dipendenti dai combustibili fossili. L'obiettivo finale di questo processo è ridurre significativamente l'impronta di carbonio delle attività umane e mitigare gli impatti del cambiamento climatico.

L’obiettivo dichiarato nei processi di decarbonizzazione può essere raggiunto seguendo i diversi metodi che aiutano a ridurre la quantità di emissioni fino ad arrivare alle cosiddette emissioni zero. Ogni individuo, ogni organizzazione, ogni Paese possono seguire percorsi diversi di decarbonizzazione, scegliendo per esempio di dare priorità ad attività differenti: interventi per la riqualificazione energetica, utilizzo di fonti rinnovabili, sistemi per la compensazione delle emissioni, conversioni industriali, e via dicendo. Di certo al centro del processo di decarbonizzazione c'è prima di tutto il settore energetico, nell'Unione Europea – stando ai dati diramati dalla stessa Commissione europea – la produzione e l'utilizzo di energia rappresentano da soli più del 75% delle emissioni di gas a effetto serra. Si capisce quindi che parlare di decarbonizzazione, a prescindere dalle diverse metodologie, vuol dire prima di tutto concentrarsi sulla conversione dei sistemi energetici, puntando a una neutralità in termini di emissioni di carbonio.

In questo contesto il trattato noto come Accordi di Parigi, adottato nel 2015, rappresenta un impegno collettivo internazionale di 196 parti, inclusi stati industrializzati che in via di sviluppo. L'obiettivo cardine di questo accordo è limitare l'incremento della temperatura media globale a un massimo di 1,5 gradi centigradi al di sopra dei livelli preindustriali, una soglia che l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha evidenziato come critica. Secondo l'IPCC, sebbene questo traguardo sia ormai prossimo, è ancora raggiungibile attraverso azioni determinate e coordinate. Per far ciò, è essenziale accelerare il processo di decarbonizzazione a favore di fonti rinnovabili. Questo passaggio è indispensabile non solo per contenere il riscaldamento globale, ma anche per mitigare gli impatti del cambiamento climatico.

decarbonizzazione

I pilastri della decarbonizzazione nella società

Decarbonizzare significa quindi ridurre le emissioni di carbonio, e più in generale tagliare le emissioni di gas a effetto serra, così da rallentare i cambiamenti climatici. Affinché questo sia possibile è necessario interrompere l'estrazione e l'impiego dei combustibili fossili, come petrolio, carbone e gas naturali, in settori chiave come la produzione di energia, i trasporti, l'industria e il riscaldamento domestico e industriale. Questo comporta una trasformazione importante dei modelli economici e produttivi internazionali, che si basa su diversi pilastri. Ecco i principali:

  • Passaggio alle energie rinnovabili: la decarbonizzazione inizia con una revisione fondamentale del sistema energetico, spostando il focus dall'utilizzo dei combustibili fossili verso un impegno totale nelle energie pulite e rinnovabili. Si parla quindi del fotovoltaico, dell'eolico, dell'idroelettrico, dell'energia maremotrice, del geotermico, delle biomasse e via dicendo.
  • Miglioramento dell'efficienza energetica: un passaggio chiave della transizione energetica verso le emissioni zero è costituito dall'efficientamento energetico, ovvero dalla richiesta di minore energia per ottenere i medesimi risultati. Anche qui le scelte messe in campo sono molteplici: si va dal miglior isolamento degli edifici alla scelta di elettrodomestici di classe energetica superiore, dall'utilizzo dei sistemi innovativi di riscaldamento domestico fino all'implementazione di sistemi digitali per la gestione più efficace degli edifici.
  • Elettrificazione della mobilità: decarbonizzare significa anche investire nella mobilità sostenibile, ovvero nella mobilità elettrica, dalle auto elettriche fino alle e-bike e agli autobus a batteria.
  • Creazione di comunità energetiche rappresentano un'innovativa forma di collaborazione e organizzazione in cui un gruppo di individui o entità si unisce per produrre, gestire e utilizzare energia da fonti rinnovabili. Nascendo dall'esigenza di promuovere un approccio più sostenibile e decentralizzato alla produzione energetica, queste comunità si costituiscono come soggetti giuridici, permettendo ai partecipanti di condividere i benefici derivanti dalla loro attività. Questi benefici includono vantaggi economici, come la riduzione dei costi energetici e la possibilità di generare un reddito dalla vendita dell'energia in eccesso, benefici sociali, come l'incremento dell'autonomia energetica locale e il rafforzamento del legame comunitario, e benefici ambientali, dovuti all'impiego di fonti energetiche pulite che riducono l'impatto ambientale e contribuiscono alla lotta contro il cambiamento climatico. Le comunità energetiche, quindi, si configurano come attori chiave nel percorso verso un futuro energetico più verde e partecipativo. In Italia, nel 2023, si contano 54 comunità energetiche avviate, con un altro centinaio in via di definizione.
  • Investire nell'economia circolare: per supportare il processo di decarbonizzazione è fondamentale ridurre gli sprechi e ottimizzare l'utilizzo di ogni risorsa; i principi dell'economia circolare, in tal senso, definiscono un approccio fondamentale per ridurre l'inquinamento.

A che punto siamo con l'abbandono dei combustibili fossili in Europa 

Negli ultimi anni sono stati fatti importanti sforzi a livello internazionale per muoversi verso uno sviluppo più sostenibile, con un taglio via via crescente delle emissioni. Si pensi per esempio ai vari vertici internazionali sul clima, oppure all'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell'ONU. A livello europeo, le iniziative fondamentali sono quelle proposte dalla Commissione europea all'interno del Green Deal, il Patto Verde che punta a fare dell'Europa un continente climaticamente neutro entro la metà del secolo. Su queste basi l'Europa sta procedendo sulla via della decarbonizzazione, ma gli sforzi dovranno necessariamente moltiplicarsi nei prossimi anni. Come riportato da EuroStat, nel 2022 le emissioni di anidride carbonica generate dall'impiego di combustibili fossili per la produzione di energia sono calate del 2,8% rispetto al 2021, con un risparmio di CO2 di 2,4 gigatonnellate.

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La transizione energetica in Italia

Per quanto riguarda il taglio delle emissioni di anidride carbonica derivanti dall'uso di combustibili fossili per la produzione di energia, l'Italia nel 2022 ha registrato un calo del 2,8%, allineandosi alla media dell'Unione Europea. La Bulgaria e i Paesi Bassi rappresentano gli estremi in questo scenario: la Bulgaria ha registrato un incremento delle emissioni del 12%, mentre i Paesi Bassi hanno ottenuto una significativa riduzione, con un calo del 12,8%. Allargando lo sguardo, tra il 2005 e il 2021 – secondo i dati ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – il consumo di energia per unità di PIL in Italia si è ridotto del 16%, mentre le emissioni di gas serra per ogni unità di PIL si sono ridotte del 27%. 

Nei prossimi anni, sia in Italia che in altri paesi, è prevista un'intensificazione delle azioni, iniziative e progetti mirati al raggiungimento dell'obiettivo delle zero emissioni nette. Questo è in linea con l'urgenza espressa dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, che sta sollecitando i leader mondiali ad accelerare i loro impegni verso la decarbonizzazione. L'obiettivo è quello di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2040, attraverso una serie di strategie che includono l'innovazione tecnologica, lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, l'efficienza energetica, l'economia circolare e l'adozione di politiche di sostenibilità a livello nazionale e locale.

 

FONTI

22 dicembre 2023