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I comportamenti individuali influiscono sugli ecosistemi. Abitudini alimentari, tipo di spostamenti e ritmi di lavoro lasciano il segno sull’ambiente. L’insieme di queste condotte dà vita alla cosiddetta carbon footprint, ovvero l’impronta sul pianeta in termini di emissioni di anidride carbonica. Vediamo più nel dettaglio cos’è l’impronta di carbonio e come è possibile ridurla.
L’impronta di carbonio, in inglese carbon footprint, è l’unità di misura della domanda di risorse naturali da parte dell’umanità. Questo parametro si usa per stimare le emissioni di gas serra provocate da prodotti, servizi, organizzazioni, eventi e individui. Generalmente viene espresso in tonnellate di CO2 e si usa per determinare gli impatti ambientali che le emissioni hanno sui cambiamenti climatici di origine antropica, ossia tutti gli interventi di trasformazione dell’ambiente naturale da parte del genere umano. Tali interventi vengono attuati con lo scopo di adattare l’ambiente alle nostre esigenze e migliorare la qualità della vita. Tuttavia non sempre hanno un impatto positivo ma, al contrario, possono danneggiare l’equilibrio degli ecosistemi.
Il calcolo della carbon footprint prende in esame le emissioni di tutti i gas ad effetto serra. Queste vengono commutate in CO2 equivalente, mediante parametri stabiliti a livello mondiale dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Come abbiamo avuto modo di vedere finora, l’impronta di carbonio non riguarda soltanto i singoli individui. La ricerca del risparmio energetico e di un utilizzo consapevole dell’energia è affidata a tutte le componenti del sistema e in particolare i governi europei si sono dati importanti obiettivi in tema di efficienza energetica. Come vedremo, tra questi obiettivi si annovera anche la riduzione della footprint generata dalle organizzazioni e dai prodotti, nel loro intero ciclo di vita. Ecco allora che il calcolo della carbon footprint si differenzia in base alle singole parti in causa.
Il calcolo della carbon footprint di prodotto comprende tutte le emissioni di gas ad effetto serra lungo l’intero ciclo di vita del prodotto. Si parte, dunque, dall’estrazione delle materie prime per arrivare allo smaltimento finale. Il calcolo può essere effettuato includendo tutte le fasi del ciclo di vita oppure selezionandone soltanto alcune. L’impronta viene calcolata seguendo i requisiti contenuti nella specifica tecnica denominata PAS 2050. Il riferimento normativo univoco a livello internazionale, a partire dal 2013, è inoltre la specifica tecnica ISO/TS 14067. Grazie a queste nomenclature è possibile quantificare le emissioni di gas ad effetto serra (GHG) di un bene o servizio. La carbon footprint of products (CFP) viene quindi definita come la somma delle emissioni e rimozioni totali di gas climalteranti del sistema che genera un prodotto.
La carbon footprint di organizzazione (CFO) consiste nella quantificazione e rendicontazione delle emissioni di gas effetto serra connesse all’organizzazione. Le emissioni in questione possono essere dirette o indirette: le prime sono quelle quelle provenienti da fonti/sorgenti proprie dell’azienda o controllate dall’azienda, mentre le seconde sono emissioni che sono conseguenza delle attività dell’azienda, ma la cui fonte/sorgente è controllata da altre aziende. Gli standard internazionali per definirla sono il GHG Protocol e l’UNI EN ISO 14064-1. Entrambi prevedono l’obbligatorietà di considerare emissioni dirette e indirette generatedalla produzione di energia elettrica e termica. Per le altre emissioni, non connesse ai consumi termici ed elettrici, la loro contabilizzazione avviene su base volontaria da parte dell’azienda.
Per l’impronta di carbonio degli individui ci si affida al Carbon FootPrint Calculator del Global Footprint Network. Questo servizio, messo a disposizione dalla Carbon Footprint LTD, è uno dei tool più completi sull’argomento ed è fruibile da qualunque soggetto privato. È sufficiente accedere all’area di benvenuto inserire un range di date(con un arco temporale minimo di 12 mesi), rispondere alle domande e verrà effettuato il calcolo in questione. A questo punto si presenteranno sei aree, all’interno delle quali sarà possibile definire la microarea del proprio stile di vita a cui si è più interessati. Le aree in questione sono:
L’individuo, a questo punto, ha due alternative: scegliere se calcolare la parte del proprio stile di vita a cui è maggiormente interessato, oppure la propria impronta ecologica totale.
Ridurre l’impronta di carbonio deve diventare un obiettivo concreto, percorribile attraverso l’adozione di giusti comportamenti e indispensabile per arginare fenomeni come l’aumento dei gas serra e lo scioglimento dei ghiacciai. Per farlo bisogna ridurre l’utilizzo di energia, cercare forme alternative e aumentare gli sforzi per il riciclo. O ancora limitare gli spostamenti o affidarsi a forme sostenibili. Quando si parla di veicoli a basso impatto ambientale, è necessario citare le auto ibride, per definizione quelle con le minori emissioni di CO2 nell’atmosfera. Ma non dimentichiamo anche altre tipologie di mobilitò sostenibile, che non prevedono l’utilizzo dell’auto e che si stanno diffondendo sempre di più nelle nostre città, anche grazie agli incentivi statali, come le e-bike e i monopattini elettrici.
Fare la propria parte significa inoltre cercare fonti di approvvigionamento sostenibili e ridurre l’utilizzo di combustibili fossili. Questi ultimi vengono impiegati prevalentemente per il trasporto di beni e la loro riduzione si collega ad un discorso più ampio di sostenibilità dei trasporti. Il vero obiettivo, da perseguire da aziende e individui, è quello di compensare le emissioni di anidride carbonica. Lo scopo deve essere quello di eliminare la CO2 nell’ambiente con la stessa rapidità con la quale viene immessa.
Compensare la CO2 è una scelta di responsabilità ambientale che permette a ciascuno di noi di diventare parte della soluzione al cambiamento climatico. Risulta quindi molto importante scegliere la sostenibilità anche per le forniture di luce e gas.
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09 agosto 2021 |