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Verso un futuro sostenibile e tecnologicamente all’avanguardia: questo il motto legato al concetto di industria 5.0, un modello di impresa che segna un cambio di passo significativo nello sviluppo industriale orientato sempre più verso una produzione rispettosa dell’ambiente e incentrata sull’essere umano. A differenza della quarta rivoluzione industriale (industria 4.0), caratterizzata dall'automazione e dall'uso massiccio dell'intelligenza artificiale (AI), l'Industria 5.0 pone l'uomo al centro del processo di innovazione, mira a creare armonia tra macchine, sostenibilità ambientale e benessere sociale e promuove una realtà sinergica tra creatività umana e automazione. Il cuore di questo nuovo paradigma è il Piano Transizione 5.0, una misura per la trasformazione digitale e la sostenibilità delle imprese italiane finanziata con i fondi del PNRR per un totale di 6,3 miliardi di euro di incentivi. Scopriamo insieme cos’è l’Industria 5.0, quale è il suo ruolo e quali sfide comporta.
“Le macchine sostituiranno l’uomo?” Quante volte ce lo siamo chiesti? A questa domanda cerca di dare una risposta l’Industria 5.0 o quinta rivoluzione industriale, un’evoluzione della vecchia Industria 4.0, che riporta al centro del processo produttivo l’essere umano e l’ambiente. Nota anche come collaborative industry, l’Industria 5.0 propone un approccio più collaborativo tra essere umano e macchina, l’obiettivo è creare un modo di fare industria più rispettoso dell’ambiente e delle esigenze del consumatore. Il termine appare per la prima volta nel 2015 in un articolo LinkedIn di Michael Rada, esperto nel campo della prevenzione degli sprechi e dell'upcycling industriale con oltre 30 anni di esperienza nel settore, che sosteneva la necessità di ricentrare la produzione industriale su ambiente e persone. Qualche anno dopo Esben H. Østergaard, il co-inventore dei cobot UR (Universal-Robots), ovvero dei robot collaborativi progettati per lavorare a stretto contatto con l’uomo, definiva l’Industria 5.0 come “il ritorno del tocco umano nella produzione”. Nel 2021 è la stessa Commissione Europea a parlare di Industry 5.0 nel report “Industria 5.0: Verso un’industria europea sostenibile, umanocentrica e resiliente” che definisce i pilastri alla base del nuovo modello industriale: umanocentricità, sostenibilità e resilienza.
Uno degli elementi chiave della quinta rivoluzione industriale è la sostenibilità: l’Industria 5.0 promuove infatti forme di economia circolare e pratiche eco sostenibili in ogni fase della produzione, come per esempio il riuso e il riciclo delle risorse naturali. In questo modo si riducono le emissioni di CO2 nell’ambiente, dà una spinta alla decarbonizzazione e contiene l’impatto ambientale delle proprie attività. L’attenzione dell’Industria 5.0 all’uso di tecnologie avanzate come strumenti di intelligenza artificiale in grado di monitorare in tempo reale i flussi di energia contribuisce ad abbattere gli sprechi e ottimizzare i consumi.
Il concetto di sostenibilità non si limita però solo ad una questione di impatto sull’ambiente: l’Industria 5.0 è sostenibile anche nella misura in cui si preoccupa dell’impatto sociale delle proprie attività e si impegna a promuovere modelli in grado di garantire l’uguaglianza e il rispetto dei propri dipendenti o delle comunità locali in cui l’azienda si ritrova a operare.
L’obiettivo è lo sviluppo di tecnologie inclusive e sostenibili che limitano l’impatto industriale sulle persone e l’ambiente circostante, a favore di un modello di sviluppo “circolare e rigenerativo”.
A dominare le precedenti rivoluzioni industriali sono state fino a oggi l’automazione e la massimizzazione della produzione, l’Industria 5.0 al contrario riporta al centro l’essere umano. La tecnologia non è più un semplice strumento di automazione destinato a sostituirsi all’uomo, ma diventa un'opportunità per migliorare le capacità umane. Un approccio di questo tipo si basa su un'interazione più empatica tra uomo e macchina all’interno di un ambiente collaborativo dove le tecnologie più avanzate aiutano gli esseri umani a lavorare in maniera più efficiente e sicura. Non solo: nell’Industria 5.0 le macchine non si limitano a eseguire comandi, ma sono in grado di analizzare e comprendere le esigenze degli utenti e quindi di personalizzare i servizi offerti sulla base dei comportamenti e delle abitudini analizzate.
Per sostenere la trasformazione digitale e sostenibile delle imprese italiane verso modelli più efficienti capaci di combinare automazione e creatività umana, il governo ha messo in campo un significativo sostegno finanziario all’interno del Piano Transizione 5.0: circa 6,3 miliardi di euro per incentivare l’uso di tecnologie innovative e di energie rinnovabili con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici. Il meccanismo prevede l’erogazione di un credito d’imposta proporzionale alla spesa sostenuta da tutte le imprese che dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025 avranno effettuato nuovi investimenti, a condizione che questi comportino “una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva non inferiore al 3%, o, in alternativa, una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento non inferiore al 5%”, come si legge all’interno del provvedimento. Tra gli investimenti che consentono l’accesso agli incentivi rientrano:
L’accesso alle agevolazioni è subordinato alla presentazione di una doppia certificazione:
Gli incentivi previsti aiutano a ridurre i costi operativi, ma anche a promuovere pratiche sostenibili e migliorare la competitività sul mercato.
L'Industria 5.0 segna una svolta decisiva nella transizione, soprattutto grazie all'adozione di tecnologie che favoriscono l'integrazione delle energie rinnovabili e una maggiore efficienza; oltre alla creazione di una realtà collaborativa in cui macchina e uomo lavorano in sinergia. Uno degli obiettivi principali della quinta rivoluzione industriale è infatti la creazione di processi circolari basati sul riciclo delle risorse e la conseguente riduzione dei consumi energetici e delle emissioni. Per farlo è indispensabile attuare azioni di controllo e monitoraggio dei consumi, tramite ad esempio l’uso di sensori intelligenti e algoritmi. Le reti intelligenti, o smart grid, rappresentano in questo senso una delle innovazioni più rilevanti per l'Industria 5.0; grazie all'uso dell'Intelligenza Artificiale le smart grid permettono una gestione più efficiente dell'energia elettrica, ne ottimizzano la distribuzione e migliorano la resilienza del sistema, ovvero la sua capacità di reagire alle crisi o ai cambiamenti improvvisi. Grazie ai dati raccolti dai sensori, esse sono ad esempio in grado di prevedere i picchi di domanda e di regolare di conseguenza i flussi di energia, limitano così il rischio di blackout e suggeriscono interventi correttivi per evitare guasti o anomalie. Questo tipo di sistemi favorisce inoltre la crescente integrazione di fonti di energia rinnovabile come il fotovoltaico, il geotermico o l’eolico; in questo modo si riduce la dipendenza da fonti tradizionali come i combustibili fossili altamente inquinanti.
Pensiamo ad esempio agli impianti fotovoltaici integrati da strumenti di intelligenza artificiale e di analisi dei dati, che consentono ad un’azienda di prevedere i picchi di consumo energetico e adattare di conseguenza le proprie strategie di produzione; o alle vertical farm, ovvero le coltivazioni in ambienti chiusi e controllati che sfruttano lo spazio verso l’alto.
Un’azienda sempre più orientata alla sostenibilità non può però far prescindere i propri processi produttivi dalla scelta di fornitore d’energia green e attento alle esigenze dei propri clienti come Acea Energia. Scopri di più sull’impegno di Acea Energia in tema di sostenibilità e innovazione.
11 febbraio 2025 |